Seui

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Seui, complesso nuragico di Ardasai (foto di Giuseppe Deplano, giornalista, copyright © 2008 - riproduzione riservata)

Aree sacre

SEUI, IL POZZO SACRO NURAGICO DI “CARREGHERA”

Questo articolo di Giuseppe Deplano è stato pubblicato nel mensile Sardegna Magazine New di ottobre 1994.

”UN EDIFICIO SACRO A SEUI: IL TEMPIO A POZZO DI CARREGHERA”

Il pozzo sacro o tempio a pozzo rappresenta senza dubbio il più suggestivo esempio di edificio sacro fra quelli sinora scoperti e studiati rinvenuti nel bacino del Mediterraneo. Questo tipo di edificio, appartenente alla ricca civiltà sarda, risale al lungo e variegato periodo nuragico. Venne concepito come luogo destinato allo svolgimento dei vari riti legati al culto delle acque.
Presenta uno schema costruttivo che risulta essere identico in tutto il territorio della regione. Anche se, con il passare degli anni, si può osservare un maggior affinamento nella sua tecnica costruttiva. Infatti, ciò appare evidente osservando i primi esemplari, risalenti all’età del “Bronzo Recente”: (seconda fase nuragica: 1200-900 a. C.), che corrisponde alla cosiddetta “età dell’oro” del periodo nuragico, e confrontandoli con quegli edifici risalenti invece a quella del “Ferro”: (quarta fase nuragica, “Ferro Antico”: 900-500 a.C. – quinta fase nuragica, “Ferro Recente”: 500-238 a.C.), periodo quest’ultimo del massimo sviluppo.
Attualmente nella nostra isola edifici di questo genere se ne contano non più di una quarantina, di cui almeno sei recentemente scoperti (di cui quattro dal sottoscritto) nel solo territorio comunale di Seui.
Il disegno costruttivo “standard” del tempio a pozzo, consta di tre parti principali: il “vestibolo”, che si può presentare in varie forme planimetriche, a fior di suolo e aperto; poi troviamo la “scala”, coperta da un soffitto degradante, che porta al sottostante “pozzo”, che rappresenta il “nucleo” dell’intero edificio sacro.
La costruzione sita in località “Carreghera” (a quota 949 metri), ai piedi del massiccio calcareo del Monte Tonneri, si presenta nelle parti superstiti affioranti sul piano di campagna con un recinto ellittico, che a sua volta racchiude il pozzo sacro vero e proprio.
Il disegno costruttivo consta di tre parti: il vestibolo a fior di suolo, della lunghezza di m. 10, dal quale si accedeva al pozzo, centro materiale e ideale dell’edificio sacrale.
A quest’ultimo, che sicuramente si presentava con soffitto a falsa cupola, vi si poteva arrivare percorrendo una “scala”, a sua volta coperta da un solaio composto da architravi degradanti. Purtroppo nel nostro caso del pozzo e della scala oggi non è più possibile rilevarne alcuna traccia, in quanto il tutto si presenta totalmente interrato.
Comunque, anche se nel corso dei secoli il monumento ha subito gravi danni strutturali, prevalentemente per mano dell’uomo, un suo recupero e valorizzazione è ancor’oggi possibile. (Giuseppe Deplano, copyright © 2011 – riproduzione riservata)